Mi chiamo Gabriele Casanova e, insieme a Laura Di Napoli e Marco Marras, sono uno dei tre attivisti radicali sardi partiti per Budapest, dove il Pride 2025 è stato vietato per legge dal governo di Viktor Orbán.
Eppure ci siamo andati.
Con i nostri corpi, le nostre idee e le nostre bandiere, abbiamo attraversato i divieti per affermare che nessuna legge può cancellare l’orgoglio, i diritti, la libertà.
Lo abbiamo fatto insieme all’Associazione Radicale Certi Diritti, Europa Radicale, Eumans e tante altre realtà e persone che rifiutano l’idea che l’Europa possa tollerare la deriva autoritaria dell’Ungheria senza reagire.
Avevamo lanciato questa raccolta fondi per coprire eventuali multe o sanzioni che ci sarebbero potute essere comminate per la nostra partecipazione. Secondo la nuova normativa ungherese, infatti, chi manifesta in difesa dei diritti LGBTQIA+ può essere perseguito.
Ma la realtà ha superato ogni aspettativa:
non solo non ci sono state multe, ma oltre 200.000 persone hanno attraversato i divieti insieme a noi, rendendo il Budapest Pride 2025 una delle manifestazioni più partecipate, coraggiose e politicamente significative d’Europa.
Per questo motivo, abbiamo deciso in piena trasparenza di destinare l’intera somma raccolta all’organizzazione del Budapest Pride, che — a causa delle leggi repressive — non può più accedere a finanziamenti pubblici. È un gesto politico e concreto di solidarietà internazionale, coerente con le ragioni che ci hanno spinto a partire.
L’Ungheria è oggi il simbolo più evidente della regressione democratica in Europa.
Il divieto del Pride è solo la punta dell’iceberg di un disegno autoritario più ampio: repressione del dissenso, censura, discriminazione sistematica delle soggettività non conformi, attacco ai diritti individuali, concentrazione del potere.
Tutto ciò viola apertamente:
• l’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea, che impone il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dei diritti umani;
• gli articoli 11 e 12 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, che garantiscono la libertà di espressione, di riunione e di associazione.
Durante il Consiglio Affari Generali del 27 maggio 2025, si è tenuta un’audizione formale sullo stato di diritto in Ungheria, nel quadro della procedura ex articolo 7 del Trattato.
Venti Stati membri hanno firmato una dichiarazione congiunta di condanna.
L’Italia no.
Il nostro governo ha scelto l’ambiguità e il silenzio, proprio mentre si discuteva la sospensione dei diritti di adesione dell’Ungheria all’Unione Europea.
Una scelta gravissima, che mina la nostra credibilità e la tenuta del fronte democratico europeo.
Ma noi non resteremo in silenzio.
Vogliamo che l’Italia torni a essere dalla parte giusta della storia.
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Sostieni anche tu questa battaglia.
Aiutaci a trasformare quello che sarebbe potuto essere un costo da subire in un contributo da condividere: un messaggio di solidarietà e di disobbedienza civile europea.
L’orgoglio non si vieta.
Grazie di cuore a chi ci ha sostenuto, continua a farlo, o deciderà ora di unirsi a noi.
Con gratitudine,
Gabriele Casanova
Associazione Tonino Pascali – Sardegna Radicale