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Battaglia in Cassazione - genitorialità LGBTQ

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Sono Giulia, una mamma arcobaleno, e da sette anni porto avanti con mia moglie Denise una battaglia legale per poter riconoscere mio figlio, che abbiamo voluto e fatto insieme ma che è ancora legalmente solo figlio di mia moglie. Il 6 ottobre 2023 il nostro caso passa in Corte di Cassazione. Vogliamo raccontarvi la nostra storia che è quella in cui si trovano molte famiglie con due madri o due padri in Italia, con uno dei due genitori “fantasma”. Un’Italia in cui il governo Meloni sta cercando di reprimere ogni iniziativa che si oppone alle discriminazioni. Speriamo vogliate condividerla e possiate sostenere la nostra battaglia con una donazione, anche piccola, per le spese legali.

Leggi la nostra storia sui giornali:
France 24 (2023) "Ghost parents Same-sex couples in Italy are losing their rights"
La Repubblica (2019) “La Consulta dica a mio figlio che anch’io sono sua madre”
(ne trovi altri nel seguito)

You can also share our crowdfunding in English: https://gofund.me/598b66d5 Supreme Court Battle- Italy LGBTQ Parenthood

Guarda il video in cui racconto la nostra storia in Piazza Maggiore a Bologna (Manifestazione di Famiglie Arcobaleno, 2 aprile 2023):


Due fratelli, due storie incredibilmente diverse
Questa è la storia di nostro figlio di sette anni, ma anche del nostro secondo figlio, che ha due anni.
Il primo, nato a Pisa nel 2016, ha un solo genitore, mia moglie, ed è senza la cittadinanza italiana, perché mia moglie è straniera - è statunitense - e purtroppo in Italia non abbiamo ancora lo ius soli - il che vuol dire che siccome io, italiana, non sono legalmente sua madre, anche se lui è nato e cresciuto in italia, ed è a tutti gli effetti “italiano”, non può legalmente essere italiano.
Il nostro secondo figlio, due anni, nato a Bologna nel 2021 invece ha due madri, e quindi due nazionalità, grazie all’iniziativa coraggiosa del sindaco di Bologna, allora sindaco Virginio Merola, uno di quei sindaci che anche oggi si oppongono alla discriminazione e iscrivono entrambi i genitori sui certificati di nascita di bambini e bambine nati da coppie delle stesso stesso - e che il governo Meloni sta cercando di bloccare (vedi La Stampa e il Sole 24 ore)
Per il secondo figlio, quando sono rimasta incinta io, nel 2020, abbiamo deciso di mollare tutto e trasferirci a Bologna, dove sapevamo di poter avere la doppia genitorialità. Siamo arrivate a Bologna che ero incinta di sette mesi. Cosa non si fa per cercare questo diritto che altre famiglie danno totalmente per scontato!

Per il primo figlio invece era il 2015, prima che iniziassero queste iniziative coraggiose dei sindaci, che sono iniziate nel 2018, e noi eravamo a Pisa. Ed è successo che non riuscivamo a rassegnarci che non avrei potuto riconoscere questa creatura che stava per nascere. E neanche potevamo accettare la possibilità, che si profilava, di poter chiedere una sottospecie di adozione, cosiddetta “in casi particolari”, che non prevedeva nonni zii o cugini, e che richiede un lungo iter, controlli invadenti da parte dei servizi sociali, e una sentenza del tribunale. E sappiamo bene che l’adozione in casi particolari è anche una conquista parziale - e del resto ci si adatta a molte cose nella vita, per avere almeno qualche cosa di quello che ci spetta. Ma non allora! Allora abbiamo voluto insistere per avere il pieno diritto, e così abbiamo iniziato a chiedere il riconoscimento pieno di genitorialità alla nascita, la famosa iscrizione all’anagrafe di entrambi i genitori.

E così, ci siamo rivolte all’allora Sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, del PD, spiegando che le basi legali ci sono, in base alla Costituzione italiana, e alle leggi europee. Del resto nella clinica danese dove abbiamo fatto l’inseminazione ho firmato anche io, dando il consenso e dichiarando che “che se mia moglie partorirà uno/a o più bambini/e a seguito di questo trattamento, considererò sempre e in ogni modo questi bambino/a o bambini/e come miei eredi legali e accetterò il mio dovere di mantenimento". Inoltre, negli Stati Uniti il bambino avrebbe due mamme, perché là il diritto esiste, e mia moglie è americana: si tratta quindi anche di una questione di accordi internazionali.
Niente da fare: ci dispiace, ci hanno risposto, suo figlio non è suo figlio. Così, abbiamo deciso di fare ricorso contro il loro rifiuto, ed è iniziata la battaglia legale per nostro figlio

La battaglia legale
  • Ottobre 2016, nostro figlio ha 9 mesi: Presentiamo la causa al Tribunale di Pisa
  • Marzo 2018, nostro figlio ha 2 anni: Il Tribunale di Pisa decide di rinviare il caso alla Corte Costituzionale
  • Ottobre 2019, nostro figlio ha 3 anni: la Corte Costituzionale dice che il caso non è ammissibile, in altre parole preferisce non prendere posizione. Il caso torna nelle mani del Tribunale di Pisa
  • Maggio 2021, nostro figlio ha ormai 5 anni: viene emessa una sentenza negativa dal Tribunale di Pisa, che dichiara: "una persona può decidere di che sesso essere, ma se vuole diventare genitore, deve rispettare la naturale aspettativa di un bambino di avere una madre e un padre che siano madre e padre sulla carta e nella vita reale"
  • Settembre 2021, nostro figlio ha quasi 6 anni: decidiamo di impugnare la decisione e di portare il caso alla Corte d'Appello di Firenze.
  • Giugno 2022, nostro figlio ha 6 anni: la Corte d'Appello di Firenze dice... sì! Avete ragione: il certificato di nascita deve essere modificato e il vostro bambino deve avere le due madri legalmente riconosciute.
  • Settembre 2022, nostro figlio ha quasi 7 anni: lo Stato italiano decide di impugnare la decisione e porta il caso in Cassazione.
  • 6 ottobre 2023, nostro figlio ha 7 anni e mezzo: la Corte di Cassazione si riunisce a porte chiuse. Ci metteranno qualche mese a decidere.

Uno dei momenti più bui
Di questa vicenda giudiziaria. Pisa, 2017, età di nostro figlio 1 anno: il giudice del Tribunale di Pisa delibera che a nostro figlio deve essere assegnato, ai fini del procedimento giudiziario, un “curatore speciale” per poterne rappresentare gli interessi, perché la sua legittima, e unica, madre, mia moglie, non può rappresentarlo, non può rappresentare gli interessi di suo figlio in tribunale. Un tipo di misura estrema che viene usata in rari casi di gravi problemi psichiatrici del genitore.

Una madre fantasma
E così, da 7 anni, sono una dei tanti genitori fantasma di questo paese.
Non ho alcun diritto di prendere decisioni sulla salute, l'educazione e il benessere di mio figlio. Nella vita di tutti i giorni, non posso firmare alcun documento che lo riguardi. Io e mio figlio evitiamo di viaggiare senza mia moglie. Non avrò diritti né doveri nei confronti di mio figlio in caso di divorzio o di morte di mia moglie. Cerchiamo di non pensarci.

Ma cerchiamo di essere felici, e portiamo avanti questa battaglia. Grazie del sostegno.

5000€: spese legali
146€: spese per il fundraising

Per saperne di più

Ringraziamo Francesca Volpi per la foto di copertina
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