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Ricominciare a vivere sapendo di aver fatto la cosa giusta!

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Ciao, mi chiamo Daniela, ho realizzato che la raccolta fondi potesse essere la mia ultima speranza di rivedere la Luce solo dopo mesi di richieste di aiuto finanziario a parenti, amici e conoscenti, senza di fatto riuscire a raggiungere l'importo, neppure parziale, del mio debito.
Sono una mamma di due ragazzi che oggi hanno 18 e 20 anni, cresciuti senza il padre che dal 2017 si è gravemente ammalato sia fisicamente che psicologicamente (arrivando a seri problemi di tipo psichiatrico), rendendoci la vita impossibile. L'alcolismo, i deliri e i numerosi tentavi falliti di suicidio, regolarmente comunicati ai figli per farli sentire colpevoli, hanno inciso sul regolare svolgersi delle nostre esistenze. Negli anni precedenti il 2017, esattamente dal 2011 ad Ottobre 2017, a causa della mia separazione dal padre, la loro vita con lui è stata un inferno. Nei periodi stabiliti dal Giudice loro stavano con lui e la sua nuova compagna subendo violenze, abusi fisici e psicologici, traumi e condizionamenti che li hanno fortemente distrutti. In quegli anni non ero a conoscenza dei fatti precisi, anche perché per paura i ragazzi, allora bambini, non parlavano, ma si comportavano in modo molto aggressivo e disturbato. Insospettita ho iniziato a confrontarmi con le insegnanti elementari che confermavano i miei timori osservando i bambini nelle loro relazioni coi compagnetti, negli scritti scolastici e nel tenore dei disegni. Decisi quindi di denunciare al Tribunale il comportamento del padre per sospetta alienazione parentale.....ma il destino ha voluto che la psicologa nominata dal Giudice fosse amica della sua psicologa di parte, che io non potessi economicamente permettermi una mia psicologa di supporto alla causa e che il responso non abbia dato ragione alla verità dei fatti, anche per incompetenza della CTU....la relazione finale non fu quella che speravo e l'unica cosa che riuscii ad ottenere fu una riduzione dei giorni di convivenza col padre....prima i bimbi stavano con lui una settimana intera di seguito (devastante per loro....tornavano a casa terrorizzati e ingestibili) mentre dopo il mio ricorso stavano con lui due giorni, poi venivano da me due giorni e così via. Sempre con la valigia in mano, ma meglio della condizione precedente.
Quando io e il mio ex marito eravamo sposati, e lui era l'uomo che conoscevo bene e del quale mi fidavo ciecamente, lo aiutai ad aprire una azienda per sviluppare le sue grandi doti per l'elettronica e l'informatica. Era il 2008 e nel giro di un anno, con tanti sacrifici perché lavoravo solo io, l'azienda crebbe enormemente arrivando ad avere diversi dipendenti ed un fatturato notevole. Insieme al fatturato era aumentata anche la necessità di investire e di aumentare il parco auto, ma essendo una impresa giovane le banche e le finanziarie necessitavano di avvalli per erogare somme e concedere fido e anticipi su fatture. Io avevo un lavoro come dipendente ed essendo in costanza di matrimonio ho prestato garanzie per lui nei confronti di tutti, arrivando a garantire col mio piccolo stipendio oltre centomila euro. Era un uomo molto onesto, lavoratore e di sani principi, quindi mai avrei pensato che la questione potesse danneggiarmi. D'improvviso, con l'arrivo del benessere economico (noi eravamo stati fino ad allora persone molto semplici e modeste) è iniziato il suo cambiamento di personalità...non lo riconoscevo più....valori, princìpi, priorità, atteggiamenti, lealtà, era tutto cambiato, come se lui fosse diventato un uomo completamente diverso. Inizialmente ho dato la responsabilità al troppo lavoro, poi ho provato a stimolare la sua presa di coscienza e poi non ci siamo più ritrovati perché aveva preso una strada opposta alla mia e alla nostra vita insieme. Sospettai che bevesse e che soffrisse di problemi psicologici, ma forse non volevo davvero credere che un uomo meraviglioso come lui fosse caduto in quel dramma. Io ero per lui una principessa, amata in ogni momento della giornata e sempre al primo posto; d'improvviso mi ritrovai sola, con due bambini piccolissimi da accudire lavorando tutto il giorno, messa da parte e sostituita da nuove amicizie. Nonostante tutto provai a ricucire un rapporto senza riuscirci. Nell'Ottobre del 2011 lui mi comunicò che si voleva separare perché non mi amava più come doveva essere amata una moglie; accettai la sua decisione sperando in un ripensamento che non avvenne. Dopo la separazione lui andò subito a convivere con un'altra donna (che si chiamava pure come me!); per timore che io potessi rivalermi legalmente sulla sua azienda (cosa che non avrei potuto fare) la intestò alla sua nuova fidanzata, ma negli anni successivi il suo lavoro iniziò a crollare fin quando non riuscì più a realizzare il suo potenziale (successivamente scoprii che era fortemente alcolizzato). Subito dopo la separazione iniziò a non pagare più i debiti aziendali con banche e finanziare e queste incominciarono ad aggredire me in quanto garante. Spaventata dalle continue telefonate e minacce di pignoramento della casa e dello stipendio, decisi di pagare una somma per diminuire il debito sperando di bloccare situazioni spiacevoli. Purtroppo però non ero finanziabile da nessuno con quella esposizione debitoria e con un mutuo di 700 euro sul collo, quindi mi misi alla ricerca di un'anima buona che potesse aiutarmi. Chiesi a tutti fra parenti e amici, ma nessuno poteva, finché un conoscente (allora single e benestante) decise di prestarmi i trentamila euro richiesti dai vari istituti e, seppure spaventata, accettai la sua generosità, prefiggendomi di restituirglieli a poco a poco. Gli anni passarono senza che io potessi dar nulla, il mio stipendio non bastava neppure per mangiare ed eravamo tenuti in vita dai miei genitori....al 10 di ogni mese del mio stipendio non c'era più nulla.
Lui è stato un uomo di grande onore e rispetto, conosceva la mia condizione e non mi chiedeva mai nulla, fino agli inizi di quest'anno dove si è ritrovato a combattere con una grave malattia. Bisognoso e vergognato mi ha chiesto di restituirgli la somma per affrontare le cure e i viaggi all'estero, suoi e di sua moglie che doveva accompagnarlo; fino a due mesi fa sono riuscita a restituirgli solo tredicimila euro riformulando finanziamenti, chiedendone di nuovi, usando carte di credito, chiedendo prestiti a parenti e amici (che andranno anch'essi restituiti) ed impegnando tutto il mio stipendio con le rate da pagare.
Poche settimane fa ho deciso di mettere in vendita la casa, ma i tempi sono lunghi e la riuscita non è certa.
Vi chiedo aiuto per raccogliere i diciassettemila euro che mancano e consentirgli di proseguire le cure che gli hanno prospettato; gli hanno già comunicato che deve intervenire molto urgentemente e che dovrà iniziare le nuove terapie agli inizi di Dicembre... ovviamente lui vuole tentare tutto pur di vivere ed io penso farei lo stesso.
Mi addolora molto non possa farlo a causa del fatto che io non sono in grado di ridargli i suoi soldi, generosamente prestati tanti anni fa in un momento di grave bisogno.
La mia disperazione da un anno è così profonda che non sorrido neppure più....i miei figli mi dicono che non ho più luce negli occhi.
Umilmente chiedo un piccolo contributo per salvare una vita umana e salvare anche me e la mia famiglia dal disastro che ne conseguirebbe.
Grazie di cuore.

P.S.: Nella foto i miei figli nel 2017.
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    DANIELA BOI
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    Cagliari, SD

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