Elvira, un piccolo gesto per salvare una Vita!

Buongiorno a tutti, sono l'avvocato Ernesta Sciarrotta, sono stata profondamente colpita e toccata da una richiesta di aiuto rivoltami da una mia cliente significativamente diversa da quelle che solitamente giungono alla mia attenzione. Questo assordante grido di aiuto e di dolore mi ha evocato il giuramento che anni fa feci in occasione dell'abilitazione all'esercizio della professione forense, richiamando alla mia mente la funzione sociale dell'avvocato che deve improntare il proprio agire alla tutela dei diritti dell'individuo e, in questo specifico caso, sono chiamata, in primis per un dovere morale che sento, alla tutela del più importante di questi diritti: quello alla Vita. Diritto che in questa dolorosa storia che vi sto per raccontare è stato purtroppo seriamente minato da coloro che dovrebbero invece salvaguardarlo.

Da queste premesse inizia la storia intrisa di sofferenza e dolore, ma anche di vitale speranza, che mi è stata raccontata da Elvira (nome di fantasia), una giovane donna calabrese, di soli 46 anni

Nel 2019, durante un semplice controllo di routine, che E. era solita effettuare con frequenza annuale, a Elvira venivano riscontrate delle lesioni al seno che - per un terribile e, lasciatemelo dire, imperdonabile errore diagnostico - venivano refertate come tumore di natura benigna, senza che venissero prescritti accertamenti più approfonditi; pertanto Elvira continuò a condurre normalmente la propria vita senza effettuare ulteriori indagini diagnostiche, rassicurata dalle parole confortanti dei medici che, solo dopo, ha scoperto essere la causa del suo calvario. Ed infatti, solo nel 2021, quando ormai erano decorsi due anni dalla scoperta delle lesioni al seno, iniziava ad accusare dolori lancinanti in corrispondenza dello stesso, per poi avvedersi da sola della presenza di un voluminoso nodulo all'interno di uno di esso. Preoccupata dall'allarmante scoperta, decideva, questa volta, di affidarsi ad uno dei centri di eccellenza nella cura del cancro al seno e si sottoponeva così a visita oncologica presso l'Istituto Europeo Oncologico, dove non solo scopriva l'errata diagnosi precedentemente effettuata dai medici calabresi ma, a seguito di un'indagine diagnostica, questa volta meticolosa e approfondita, le venivano riscontrate metastasi tumorali ormai diffuse in tutto il corpo. Metastasi, la parola che gela il sangue di qualunque persona si accinga a effettuare una visita oncologica e che, inevitabilmente, provoca nel destinatario un insopprimibile senso di paura, angoscia, dolore e talvolta rassegnazione. Ma non è stato questo il caso di Elvira che, seppur con la speranza negli occhi e la paura nel cuore, ha deciso di intraprendere questo defatigante percorso di lotta contro la malattia e lo ha fatto mossa dall'ineluttabile voglia di vivere e di voler garantire una madre ai propri figli, che ne hanno ancora tanto bisogno. Elvira sapeva e sa tutt'ora che l'unico modo per cercare di sconfiggere la malattia è affidarsi a primari centri di eccellenza quale l'IEO, che purtroppo si trova a 1400 km di distanza dal luogo in cui vive. Malgrado ciò e nonostante Elvira e il marito siano privi di una stabile occupazione lavorativa - in quanto hanno dovuto cessare la propria attività commerciale anche a causa del cancro che ha colpito E. e hanno due figli a proprio carico - Elvira, preso il coraggio a due mani, ha deciso di curarsi a Milano affrontando travagliati viaggi almeno una volta al mese, trasferte che hanno richiesto, ogni singola volta, una permanenza minima di sette giorni, costringendo, dunque, Elvira a dover sostenere tutte le spese di vitto e pernottamento che tale situazione comporta, nella città notoriamente più cara d'Italia. Tuttavia, sino ad agosto 2022, pur dovendo sopportare inenarrabili sacrifici si è sottoposta a tutte le terapie che le venivano somministrate riuscendo ad ottenere timidi ma confortanti miglioramenti della malattia. A Elvira non sembrava vero tutto ciò; un barlume di luce nella fitta oscurità delle tenebre di quel velo impalpabile che separa la vita dalla morte; una positività riconquistata, rivelatasi purtroppo solo un sogno destinato ad essere infranto dal più terribile degli incubi: l'inaspettata e improvvisa metastasi al cervello. Una notizia che ha prepotentemente strappato dal corpo di Elvira quella corazza e quell'armatura che si era dovuta necessariamente cucire addosso, come il più stretto e scomodo dei vestiti che tuttavia sai di dover obbligatoriamente indossare, lasciandola nuda con le fragilità, le paure e la vulnerabilità di una donna che lotta per la vita, attanagliata dalla terrificante paura di sottrarre prematuramente una madre ai propri figli; la paura di una donna che non ha più le energie, le forze fisiche ma soprattutto le forze economiche per potersi curare, per poter affrontare ogni quindici giorni una trasferta a Milano, che la costringe, a causa dell'invasività della radioterapia cui deve sottoporsi, a trattenersi ogni volta per più di una settimana, dovendo affrontare costi che per Elvira non sono più sostenibili.

Il mio è un appello accorato a tutti Voi, affinché lo stato di indigenza in cui versa Elvira non sia l'ostacolo che le impedisce di tentare tutte le strade possibili che possono condurla alla guarigione; quindi chiedo a tutti Voi di aiutarmi ad aiutarla affinché non si spenga mai l'unica cura, la migliore per la lotta contro il cancro: la resilienza. Uno stato civile non può e non deve tollerare che una persona rischi di morire perchè non può economicamente sostenere le spese che una malattia, del tutto inaspettata e in alcun modo provocata, inevitabilmente comporta.

Il diritto alla Vita è un diritto di tutti e non si può e non si deve porre alcuna taglia per presidiarlo.

Vi ringrazio anticipatamente a nome della mia assistita per tutto ciò che potrete e vorrete fare.

avv. Ernesta Sciarrotta