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Cortometraggio "Piegato" di Sabrina Raffa

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Intrappolato in una casa che riflette la stratificazione della sua mente, Inconscio, Subconscio e Conscio, un ragazzo piega origami per affrontare i suoi demoni e ricomporre la propria identità.
Ciao! Sono Sabrina, studentessa di cinema dell'accademia RUFA (Rome University of Fine Arts) e a Maggio si girerà il mio cortometraggio "Piegato"; Piegato intende offrire un'esplorazione intima e simbolica della psiche umana, affrontando la profondità di temi come il trauma, la memoria e il processo di guarigione interiore, attraverso la metafora di una casa a più piani – con i livelli dell'Inconscio, Subconscio e Conscio.


Il cortometraggio vuole esternare il viaggio di un giovane, Shiro, intrappolato nelle sue paure e nel tentativo di ricostruire la propria identità. Shiro, un ragazzo di 14 anni, vive intrappolato in una casa che riflette i livelli della sua psiche: l’Inconscio, oscuro e soffocante, dove origami rappresentano traumi repressi; il Subconscio, dove crea incessantemente nuovi origami per contenere il caos interiore; e il Conscio, dove un’assistente sociale tenta invano di riportarlo alla realtà. Gli origami, tradotti da un enigmatico interprete, Il Traduttore di Origami, svelano paure e memorie legate a un padre violento, una madre distante e una profonda solitudine. Intrappolato tra il bisogno di affrontare i suoi traumi e il terrore di riviverli, Shiro crea un origami unico, simbolo del suo dolore e della sua speranza.

Il linguaggio visivo degli origami diventa la chiave narrativa con cui Shiro comunica il suo dolore e le sue speranze, rappresentando il delicato equilibrio tra il bisogno di affrontare il passato e un profondo desiderio di protezione. Vorrei sottolineare come il processo della creazione degli origami possa fungere come mezzo di elaborazione emotiva, ma anche da barriera protettiva contro un mondo troppo rumoroso che fatica a comprendere il silenzio interiore.



Attraverso una regia fortemente simbolica, l'obiettivo è creare un'atmosfera sospesa e intensa, in cui ogni elemento della casa riflette uno stato d’animo o una parte inespressa della mente di Shiro. La luce, i suoni ovattati e il contrasto tra gli ambienti bui e quelli asettici rispecchiano il conflitto interiore del protagonista. In conclusione, vorrei offrire al pubblico un'esperienza immersiva e introspettiva, stimolando una riflessione sul modo in cui ognuno affronta il proprio passato e sulla difficoltà di esprimere il proprio dolore, in un mondo che spesso cerca risposte rapide e razionali.
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