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Contro la Censura

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Ciao, sono Valentina e sono qui incoraggiata da alcuni amici e colleghi che hanno sottoscritto un appello per me a sostegno della mia battaglia legale contro la Marina Militare Italiana.





Questa causa è importante per me perché fin qui come donna e come professionista ho attraversato momenti molto difficili e umiliazioni molto spiacevoli (quasi anacronistiche e assurde), e come se non bastasse ho speso tutti i miei risparmi per difendere e produrre la mia opera prima da regista. Un sostegno ulteriore e un minimo supporto generale foss'anche un piccolo contributo simbolico da parte di tanti
risulterebbe fondamentale per andare fino in fondo senza mollare, affinchè gli immensi sacrifici non rimangano vani:

sono come Davide contro Golia, ma ho il diritto dalla mia parte, e se fosse necessario, visto le dinamiche di potere molto complicate, andrei fino all'ultimo grado di giudizio. Non voglio che nessun'altra donna e nessun altro filmmaker più in generale sia assoggettato a certi meccanismi autoritari sdoganati contro la nostra stessa Costituzione. Una sentenza a mio favore infatti, non svincolerebbe solo il mio film dal blocco imposto, ma costituirebbe una ulteriore tutela alla libertà di espressione e quindi al diritto d'autore, nonché al diritto di cronaca e al diritto del lavoro rispetto professioni ancora oggi non abbastanza tutelate davanti tutto ciò che riguarda la narrazione e rappresentazione di contesti bellici, equilibri geopolitici internazionali e ambiti contigui che sempre più rischiano di rimanere assoggettati dal manicheismo della propaganda , ma anche la dignità di libere professioniste come me che si trovano in contesti maschili molto controversi come in certi casi è quello militare.

Qui sotto potete leggere l'appello sottoscritto da alcuni miei colleghi con una sintesi di tutta questa mia storia che va avanti da dieci anni e che non trova ancora giustizia.
È capitato a me, ma poteva succedere a chiunque. Io sto solo cercando di avere la forza di resistere pur non avendo alcuna potenza e sponda mediatica.

Alla fine in allegato anche un articolo de Il Fatto Quotidiano che si è occupato di questa vicenda qualche anno fa.

Se il film dovesse vedere la luce, tutti i donatori saranno citati e ringraziati nei contribuiti di produzione dei titoli di coda del film.





Appello per la regista Valentina Pellitteri, contro la censura della libertà di testimoniare e documentare

Come professionisti del cinema, artisti, critici e operatori del settore cultura desideriamo esprimere solidarietà alla regista Valentina Pellitteri, il cui film documentario This Is Italian Warship non può essere visto a causa del diniego della Marina Militare alla sua richiesta di nulla osta .
La regista fu invitata in quell’anno (2013) dalla Marina Militare stessa a documentare il viaggio di 6 mesi della portaerei Cavour in diversi paesi. La nave trasportava prodotti made in Italy e tra questi c’erano soprattutto armi e dispositivi di "difesa" che alcune aziende italiane promuovevano all’interno di una grande fiera galleggiante. Prodotti promossi anche in paesi attraversati da conflitti, a dispetto di una legge che lo vieta espressamente (legge 185 del 1990) e che l'attuale Governo sta pensado di rividere alla luce degli attuali eventi bellici internazionali in corso...







Valentina Pellitteri ha realizzato un lavoro certamente di riflessione, ma prettamente artistico. Nonostante non fosse ancora finalizzato e pubblicato è stato applaudito e sostenuto da professionisti dell’industria del cinema attraverso alcune sovvenzioni elargite ai mercati di settore, come Bio To B del Biografilm Festival, In progress di Vision du Reel e Atelier del Milano Film Network.



Il film quindi non è un reportage di denuncia sulle armi esposte nella fiera galleggiante, ma il motivo del viaggio della nave è noto, e questo è sufficiente a far tornare la Marina sui suoi passi.

Fin dalla partenza della portaerei Cavour, infatti, ci sono state proteste da parte di organizzazioni della società civile e di alcuni parlamentari contro la vera missione della nave. La regista - che si trovava a bordo in quanto invitata - è stata rispedita dopo due mesi da un momento all’altro in Italia con una scusa. Da allora il suo lavoro ha trovato crescenti difficoltà. Prima l’hanno convinta che l’avrebbero comunque sostenuta se non avesse reclamato l’accaduto relativo allo sbarco anticipato e alla brusca interruzione del suo lavoro, poi, dopo averla rassicurata a continuare il montaggio, le hanno inviato delle diffide perché aveva partecipato a dei mercati di settore (mercati necessari per finanziare la post-produzione del film dove solo i diretti interessati allo sviluppo e completamento del film lo vedono in seduta di lavoro e privatamente) inventandosi che aveva pubblicato il film senza la loro autorizzazione (peraltro tecnicamente non dovuta). Infine, dopo aver mostrato una disponibilità fittizia a discutere del film e vederlo insieme, glielo hanno bloccato rifiutandole la concessione del “nulla osta” di fatto necessario alla pubblicazione del film dopo anni di sacrifici, lavoro e molto stress nel tenere testa a personalità che in troppi casi si sono rivelate autoritarie, manipolatorie e ambigue.
Non essendoci motivazioni legali e oggettive nel film a cui potersi aggrappare per giustificare questo blocco (nel film non sono presenti informazioni classificate o simili che possano compromettere la sicurezza nazionale, né vilipendio di alcun tipo)
lo Stato Maggiore della Marina Militare ha scelto di attaccare pretestuosamente e personalmente la regista come professionista e come donna anche nei documenti ufficiali adducendo argomentazioni false e offensive. Hanno scritto anche in sede giudiziaria, su documenti formali agli atti, che la regista avrebbe compromesso il rapporto di fiducia in quanto persona non seria… Hanno scritto testualmente che la regista avrebbe molestato un marinaio attraverso “pratiche sessuali” dandole della poco di buono (!) quando semmai sarebbe stato il contrario.
Per di più questi argomenti non sono solo pretestuosi ma sgradevolmente fuori luogo, in quanto di rilievo penale. La regista all’epoca raggirata si trovava in scacco: sperava che le cose si sarebbero sistemate e non si era rivolta alla Procura della Repubblica neanche per affrontare argomenti lesivi di questa portata. Adesso, le repliche infondate annesse al diniego del Nulla osta al film sono ancora oggi pesantemente diffamatorie e potrebbero essere ancora penalmente rilevanti.

Il tipo di percorso giudiziario che ha intrapreso nel 2021 è una causa civile per lo sblocco del film.

La sentenza però emessa dal giudice copia e incolla le ragioni riportate sui documenti di comparsa e replica della Marina militare, senza voler approfondire il merito della causa sentendo i testimoni indicati, ma soprattutto senza prendere in considerazione le prove documentali che confermano il ruolo professionale di regista a bordo della portaerei e non quello di stagista (per cui per altro ci dovrebbe essere l’obbligo legale di un qualche contratto e retribuzione).
I giudici non entrano nel merito del film, e nell’unica udienza in presenza fanno intendere di non voler mettersi in alcun modo contro La Marina Militare. Quindi sorvolano i riferimenti di diritto richiamati nell’atto dagli avvocati con cui Pellitteri ha avviato la causa.
Per finire, la condannano a pagare le intere spese dei procedimenti per la somma di undicimila euro. Insomma oltre al danno la beffa, anzi, un’altra mazzata. Sembra proprio un deterrente per far sì che Pellitteri non proceda facendo ricorso ai gradi successivi.


Come registi, attori, critici, selezionatori, studiosi e operatori culturali sappiamo quanto i temi della censura e dell’autocensura siano caldi. Abbiamo bisogno di un cinema libero e onesto e di rimettere al centro il rispetto per il nostro lavoro e per il pubblico dei film: chiediamo pertanto che il documentario di Valentina Pellitteri possa essere completato e visto da tutti ,e che non ci siano ostacoli alla libertà di espressione della regista. Facciamo appello all’intera comunità del cinema, ma anche ai cittadini e spettatori per una presa di coscienza collettiva e perché episodi come questo siano solo un brutto ricordo di stagioni antidemocratiche.

Qui il link all'articolo



DI SEGUITO LE FIRME DEI SOSTENITORI DELL’APPELLO


Chiara Zanini
Michele D’Attanasio
Claudia Brignone
Sophie Chiarello
Claudio Collovà
Francesco Costabile
Michela Occhipinti
Carmine Amoroso
Paolo Ferrari
Serena Gramizzi
Enrico Parenti
Marco Saitta
Jean Elia
Tony Allotta
Ilaria Rucco
Danilo Romancino
Irene Dorigotti
Fabio Bobbio
Chiara Andrich
Andrea Mura
Daniele Fabrizi
Giovanni Pellegrini
Davide Gambino
Giuliano La Franca
Ruben Monterosso
Camilla Iannetti
Federico Savonitto
Giorgia Chiaraluna Sciabbica
Bartolomeo Pampaloni
Francesco Di Martino
Maria Arena
Bernardo Giannone
Claudio Casazza
Roberto Salinas
Sebastiano Raimondo
Luisa Passalacqua
Leonardo Cinieri Lombroso
Silvana Profeta
Luca Mandrile
Francesco Cordio
Enrico Parenti
Alessandro Aniballi
Cristian Carmosino Mereu
Michele Citoni
Simona Messina
Alessandro Marinelli
Giusy Buccheri

Souheila Soula
Silvia Natale
Emma Rossi Landi
Peter Ranalli
Matteo Fusacchia
Giulia Conte
Sabrina Varani
Silvana Costa
Eleonora Orlandi
Chiara Gherarducci
Luca Immesi
Milena Fiore
Riccardo De Luca
Silvia Pizzetti
Greta De Lazzaris
Marco Leopardi
Michael Braha
Alessandra Bruno
Irma vecchio
Edoardo dell’acqua
Giulia D’Alia
Gabriele Marroni
Luca Gasparini
Mario Coco
Hélène Nardinj
Paolo Maggi
Domenico Rizzo
Marcello De Masi
Marco Neri
Valerio Cruciani
Gianluca Moro
Francesca Botrini
Muna Mussie
Alfonso Pinto
Clara Iudica
Maya Rametta
Gianni Forteleoni
Leonardo Cinieri Lombroso
Laura D’Agate
Candida Luciano
Venera Parisi
Simone Amendola
Ennio Coccia
Francesco Cordio
Licia Castoro
Giuseppe Portuesi
Francesco Valvo
Joshua Wahlen
Giulia Piccione
Luigi Fiano
Lara Pedilarco
Enrico Montalbano
Vittoria Puglisi
Aurelio Gambadoro
Marilena Vespo
Mariangela Barbanente
Massimiliano De Serio
Daniele Cini
Riccardo De Luca
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