Collabora alla nascita di un ASHRAM INDOCRISTIANO
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Swami Atmananda è un monaco eremita indocristiano che da quarant'anni vive isolato su una montagna, senza denaro, corrente elettrica ne alcuna delle comodità della vita moderna, abbandonato alla divina provvidenza, esempio luminoso di quella Beatitudine di cui porta il nome.
Swami è un monaco Indocristiano e un rappresentante dell'Advaita, il più ardito dei sentieri metafisici, quello della "non dualità", che insegna a vivere la Presenza Beata qui ed ora, che trascende la dualità tra Dio e l'Io, poichè, come recita una delle sentenze principali delle Upanishad, TAT VAM ASI, tu sei Quello, così che l'uomo riscopre la sua natura umana e divina.
La storia di Atmananda è un'affascinante avventura spirituale, che lo porta appena ventunenne, dopo una prima folgorante rivelazione, a rinchiudersi in un monastero di clausura, quello Trappista, un ordine comunitario, per poi seguire la sua vera vocazione, quella eremitica. Diviene così monaco camaldolese ma poi la conoscenza della spiritualità indiana lo spinge fin nel Tamil Nadu, a sud dell'India dove riceverà la sannyasa (il titolo di rinunciatario), la veste color del sole e il nome iniziatico di Atmananda (anima beata) dal guru del Saccitananda Ashram (un asharm indocristiano) padre Bebe Gritthits.
In india, a Benares diviene amico dei Raimon Pannikar che gli suggerirà il nome per il nascente centro spirituale che Swami ha intenzione di creare al ritorno in Italia, egli vuole intitolarlo all'Armonia, l'Armonia primigenia, quella di cui l'umanità godeva nel Giardino dell'Eden, quella Armonia che nelle sue meditazioni profonde sente pervadere, nonostante le contraddizioni apparenti, l'universo intero. Il nome che Pannikar suggerisce è ASHRAM SAMANVAYO, l'armonia dei soffi.
Swami rientra in Italia e si stabilizza in un vecchio "pastillaro" (casa in pietra adibita all'essiccazione delle castagne), che non ha nemmeno un vero tetto. L'ardore spirituale è tale che le condizioni esteriori non lo influenzano minimamente, la sua condizione di atma ananda, di beatitudine è oramai definitiva e imperturbabile.
Dopo i primi anni vissuti "nel nascondimento e nella solitudine", alcune persone iniziano a frequentarlo, nel giro di qualche anno alcuni di loro si costituiscono in associazione. Inizia ad attualizzarsi quello che è il dharma (il compito/destino) di questo centro di spiritualità advaita: diventare un ashram, il luogo di una comunità che incarni ed veicoli la Tradizione Eterna che Swami rappresenta.
Viene edificata una pedana di cemento armato su cui sarebbe dovuto sorgere una struttura in legno per accogliere le persone, e permettere loro di sintonizzarsi con la Santa Presenza.
Le piccolezze ed i limiti umani (dell'ego) fanno presto ad emergere facendo sorgere divisioni e conflitti. L'associazione si scioglie ma la pedana resta la a mò di monito...ma anche di speranza. Quella speranza si rinnova oggi su queste pagine. Non abbiamo mai smesso di sperare e di provare, ed ecco il motivo di questa campagna. Abbiamo bisogno di alcune decine di migliaia di euro per edificare l'ashram, il Samanvayo Ashram! Nisargadatta, un maestro dell'India moderna, dice che la nascita di un ashram non si può organizzare, non si può programmarla, ma che avviene da se, come un fenomeno naturale, quando i tempi sono maturi. Questo è un tempo particolare, le guerra incombe, le divisioni si fanno sempre più aspre e l'umanità ha bisogno di ritrovare la sua natura prima che la furia autodistruttiva di una parte dell'umanità abbia la meglio.
Per approfondire guarda "Il nato due volte", il documentario che racconta una giornata all'Eremo della Armonia Primigenia
e questo:
Organizer
antonio pintimalli
Organizer
Catanzaro, CI