Il FEMMINICIDIO DI SAMIA

Samia aveva 47 anni e portava sempre un sorriso sul volto. Non era un sorriso qualunque, ma uno di quelli che sembrano resistere al tempo, al dolore, alle ingiustizie. Era il sorriso di chi ha conosciuto la fatica, ma non ha mai smesso di sperare.

Per anni Samia ha vissuto nella paura. Un marito violento, che la picchiava e la maltrattava, le aveva reso la casa un luogo di terrore anziché di rifugio. Ma lei restava forte, soprattutto per i suoi tre figli e per la sua amata nipotina, che riempiva le sue giornate di piccoli momenti di felicità.

Finalmente, dopo tanta sofferenza, Samia aveva ritrovato un po’ di pace: il marito era stato arrestato. Poteva ricominciare a vivere. Poteva respirare. Poteva persino sognare un futuro diverso, fatto di libertà e amore, accanto ai suoi ragazzi.

Ma giovedì 17 aprile, quel fragile sogno è stato spezzato.

Al marito di Samia è stato concesso un permesso di due ore. Due ore che sarebbero bastate a cambiare tutto. Nessuno avrebbe potuto immaginare l’orrore che stava per compiersi.

L’uomo è tornato a casa. E lì ha strappato via per sempre la vita di Samia.

Ora restano il silenzio, lo strazio e il vuoto. Restano 3 figli e una nipotina, rimasti soli, senza la loro mamma, senza il loro sostegno, senza il loro sorriso quotidiano. Samia era tutto per loro: madre, nonna, lavoratrice instancabile, faro nella tempesta.

Questa raccolta non nasce per celebrare un funerale. Nasce per continuare l’eredità d’amore di Samia. Per dare un futuro a questi giovani ragazzi che ora si trovano senza più nulla, tranne il nostro aiuto.

Chiediamo con il cuore di unire le forze, affinché la tragedia di Samia non sia solo un ricordo doloroso, ma anche l’inizio di un gesto concreto d’amore.

Perché nessuno merita di essere dimenticato. E nessun figlio dovrebbe crescere senza una mano da stringere.