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Aiutare Cristina a difendere le sue capre

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Duemila euro per aiutare Cristina ad acquistare da veri pastori (che li cedono a prezzo politico), cani affidabili adatti ai pascoli dell'alto Lario.
Cristina Fraquelli

Le capre "biodiverse" di Cristina

Questa raccolta fondi è promossa da Michele Corti, associazione pastoralismo alpino. Michele conosce tutti i protagonisti di questa storia: Nina, Cristina, Massimo e ritiene giusto sollecitare un aiuto perché questi pastori stanno aiutandosi tra loro in uno spirito che merita un sostegno.

Cristina Fraquelli è la destinataria dell'aiuto che le consentirà di acquistare i cani da difesa greggi dei quali ha estrema e urgente necessità. Cristina abita tutto l'anno a Cagerino, quasi 1200 m, una località della valle Albano (Lago di Como sponda occidentale) un tempo abitata, ma solo in primavera e in autunno. La gente saliva nelle piccole baite per fare il fieno per i pochi animali che possedeva. In inverno ci sono solo lei, il marito Marco (si sono sposati per via della comune passione per le capre), 130 capre, qualche mucca, qualche pecora, un asino, i cani. Con sacrifici hanno acquistato la piccola azienda, che già conducevano in affitto, con sacrifici producono il fieno su prati molto in pendenza. Poche macchine (in montagna non possono neppure essere utilizzate) tanta fatica, tanto lavoro. Una vita dura ma libera, come libera è quella delle capre che pascolano all'aperto buona parte dell'anno.


Sono capre molto belle quelle di Cristina, dell'antico tipo della capra alpina, ormai veramente in via di estinzione. Di colore sono una diversa dall'altra, non perché "meticce" ma perché popolazione ancestrale, non standardizzata con i criteri moderni che hanno fortemente limitata la biodiversità. Per Cristina tutto è diventato ancora più difficile da quando è tornato anche qui il lupo. Vi sono state già delle predazioni. Che fare? Cristina che in contatto via social con diversi pastori ha appreso che Nina Liebhardt, una piccola allevatrice di capre della val d'Ossola, tramite Gofundme ha promosso con successo una raccolta fondi che le ha permesso di acquistare (da pastori) tre cani pastore della Sila, necessari per proteggere le capre in alpeggio, all'alpe Ratagina.


Nina Liebhardt

I cani pastore della Sila sono stati selezionati come cani da difesa delle capre, negli ambienti montuosi della Sila, più simili alle Alpi che ai vasti pascoli senza vegetazione arborea dell'Abruzzo, sono quindi più adatti a operare con le capre. Sono anche meno aggressivi nei confronti delle persone, un fatto importantissimo sulle Alpi.



Tre dei cani (due cuccioli maschi e un cucciolone parimenti maschio) che Nina ha potuto acquistare con la raccolta fondi provenivano da Massimo, un pastore friulano che ha operato negli ultimi anni in Trentino dove ha potuto sperimentare i cani della Sila. La femmina, di un anno e mezzo, proveniva dalla Toscana. Dalla coppia sono nati già dei cuccioli.


Massimo Verbitz

Questa è una storia di pastori che tra loro hanno attivato pratiche di genuina solidarietà. Cristina ha già in stalla due femmine di oltre un anno di Massimo che, dovendo trasferirsi dal Trentino al Piemonte non poteva portare con sé tutti i cani. Massimo è stato licenziato ingiustamente a ferragosto perché non voleva mandare allo sbaraglio, in bocca ai lupi (come poi è successo), un gregge di pecore acquistato a Perugia nell'ottica della pura "mafia dei pascoli". E' rimasto senza mesi di stipendio e senza soldi. Cristina gli ha anticipato il necessario per pagarsi il viaggio (con cani e 18 capre) da Pinzolo al basso Piemonte. Ma Cristina e Marco, che sono anch'essi vittime della "mafia dei pascoli" (sono rimasti senza alpeggio - e quindi senza contributi - perché i comuni concedono in affitto gli alpeggi agli speculatori per incassare canoni elevati), non hanno i soldi per comprare una muta di cani, indispensabile per continuare a tenere le capre e a vivere la loro passione. Massimo, che pure ha difficoltà economiche lascerà i suoi cani a un prezzo politico e si è impegnato a trovare un maschio di altre linee genetiche per fare in modo che da tre i cani, con la nascita dei cuccioli possano diventare abbastanza numerosi da fronteggiare il branco di lupi.


Le cucciolone di Massimo, già nella stalla di Cristina

Non è una storia strappalacrime, è una storia vera. Cristina chiede di donarle 2 mila euro. La cifra è molto al di sotto dei valori di mercato per l'acquisto di tre cani della sila. Ma, come abbiamo detto, i pastori che cedono i cani lo fanno a prezzo politico per aiutare dei loro colleghi in difficoltà. Tu puoi aggiungere il tuo aiuto e consentire a Cristina e alle sue capre di essere difese. Aiuterai un gruppo di pastori che sta costituendo una rete di mutua solidarietà, le capre e dei bellissimi cani che saranno custoditi da chi ama gli animali e potranno vivere liberi in un ambiente di montagna loro congeniale.


TRASPARENZA: Chi dona potrà seguire gli esiti della raccolta, il successo dell'inserimento dei cani nel gregge e le notizie su di loro sul sito www.ruralpini.it .

ATTENZIONE Ma i pastori non sono aiutati? Va aggiunto che le regioni non riconoscono il cane della Sila (la razza è in fase di ufficializzazione presso l'Ente nazionale cinofilia) per puro burocratismo. Quindi non prevedono contributi di sorta per dotarsi di questo strumento indispensabile, tanto più prezioso perché meno mordace del cane Abruzzese che "va per la maggiore"
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Michele Corti
Organizer
Milan, Metropolitan City of Milan

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