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Volevo solo fare l'imprenditore

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Mi chiamo Davide , ho 26 anni e sono un giovane imprenditore.

Dopo svariati mesi di ricerca per un impiego, a giugno 2017 approdo in un’azienda che tratta prodotti e formazione per la ricostruzione unghie e le extension ciglia. Un'esperienza durata poco più di un anno ed interrotta bruscamente, per mia scelta, a causa delle pessime condizioni di lavoro che rasentavano i limiti dello sfruttamento. Dopo mesi passati ad ingoiare rospi e retribuzioni bassissime, la più grande gratificazione inaspettatamente è arrivata da parte dell’amministratore delegato di una delle aziende fornitrici dell'azienda la quale, a causa di altri problemi insorti negli anni con il mio ex datore di lavoro, ha deciso di interrompere i rapporti e di affidarmi la distribuzione del marchio sul territorio. È stata una proposta improvvisa che mi ha intimorito perché ero cosciente del fatto che la responsabilità sarebbe stata tanta.  Ho deciso però di valutare ugualmente l’offerta anche perché mi rifiutavo di incappare in altre situazioni lavorative spiacevoli. Grazie ad un consulente ho valutato la fattibilità del progetto e la sua buona riuscita scoprendo piacevolmente che con un buon lavoro di base l’impresa aveva tutti i requisiti per funzionare. Senza perdere altro tempo ho accettato l’offerta.

Inizia quindi l’avventura. Apro partita IVA , comincio a cercare un negozio e presento una richiesta per un finanziamento in quanto la mia liquidità non sarebbe bastata per avviare l'attività. La società di microcredito a cui mi affido mi assicura l’erogazione in tempi brevi, entro la fine di dicembre 2018. Forte di questa garanzia, ingenuamente, decido di iniziare i lavori di adeguamento del locale scelto. Mi accordo con l'impresa edile per dilazionare il pagamento dei lavori in modo da contenere le spese e quindi concludere entro il mese di febbraio. I miei programmi però saltano a causa di problemi non meglio specificati che fanno così slittare l’erogazione di due mesi e, di conseguenza, anche l'apertura dell'attività. Mi trovo perciò a dover far fronte alle spese per intero senza avere più la possibilità di dilazionarle in quanto l’impresa edile non si è più resa disponibile a rateizzarmi i lavori. Hanno ritenuto che la situazione non fosse sufficientemente stabile per mantenere gli accordi presi. Nonostante questo imprevisto non mi scoraggio e inizio a cercare i fondi necessari. La cosa non mi sembra impossibile viste le tante sponsorizzazioni di aiuto per le neo-imprese da parte della Regione, dello Stato e delle banche. Inizio a rivolgermi ad enti creditizi privati dai quali, però, non essendo in grado di fornire consistenti garanzie personali, ho ricevuto costantemente risposte negative. Mi rivolgo quindi ad un Confidi e, dopo aver rincorso ed atteso per più settimane i consulenti, scopro che non è prevista l’erogazione diretta del credito alle neo-imprese ma solo l’emissione di una garanzia per un prestito bancario. Nonostante la garanzia però, le banche continuano a rigettare la domanda. Decido di rivolgermi alla Camera di Commercio e alla Regione con la speranza di trovare qualche bando disponibile ma risulta essere tutto bloccato. Dopo svariate ricerche trovo un ente creditizio operante a livello nazionale che propone prodotti finanziari specifici per le start-up e, a maggio, presento la domanda. Dopo due settimane ricevo però la lettera di delibera negativa. Incredulo, non riuscendo a comprendere come sia possibile, telefono al referente che ha seguito la pratica.  Mi viene comunicato che è stato riscontrato un problema nella banca dati Crif (ente di informazione creditizia). Risulta infatti che sono stato segnalato da una società di credito, con la quale ho in atto un finanziamento per uno smartphone, a causa di tre rate non pagate da 20€ ciascuna. Avendo l’addebito diretto sul c/c, dopo aver verificato gli estratti conto di quei mesi, scopro che le rate però sono sempre state correttamente prelevate. Analizzando sempre gli estratti conto noto che in un mese mi era stato addebitato due volte l’importo della rata. Proprio questo doppio addebito, per motivi ancora non chiari, ha determinato l’inoltro automatico della segnalazione in Crif. Per un errore del sistema informatico sono passato da essere creditore a debitore. Un errore che mi è costato un ritardo nell'erogazione del primo prestito, e la delibera negativa per il secondo prestito.

Sono rimasto sconvolto da questa situazione a dir poco assurda, da come un errore non mio mi abbia procurato tutta una serie di danni. Inizio quindi a scrivere a esponenti politici, testate giornalistiche e trasmissioni televisive con l'intento di denunciare questa vicenda. Ho scritto a chiunque con la speranza di essere ascoltato e di trovare qualcuno che potesse aiutarmi. La maggior parte delle mie lettere resta ancora oggi senza una risposta. Con mia grande sorpresa, però, La Repubblica decide di pubblicare la mia storia e di realizzare anche un articolo. Grazie alla pubblicazione della mia storia vengo contattato da diversi esponenti politici ma di sostegno e aiuto concreto in realtà non mi viene offerto nulla. Ho visto soltanto utilizzare la mia storia per puri scopi pubblicitari. Tra tutti la soddisfazione più grande è stata ricevere una telefonata da parte della segreteria del Presidente della Repubblica durante la quale mi hanno dimostrato tutto il loro sostegno morale.


Oltre a denunciare l’assurda situazione continuo con la pratica inviando all'istituto di credito la documentazione certificante la risoluzione del problema e la rettifica della mia posizione nella banca dati Crif. Cerco di mettermi in contatto con il referente che aveva in carico la mia pratica rincorrendolo per quasi due settimane senza ricevere alcuna risposta. Quando finalmente riesco ad avere una sua risposta mi viene comunicato che avrei dovuto aspettare in quanto dovevano procedere con alcune verifiche interne e nel peggiore dei casi questa attesa sarebbe aumentata a 6 mesi. Dopo circa un mese e mezzo di attesa, a fine luglio, mi arriva una mail dal referente in cui mi comunica che erano in corso le verifiche sulla procedibilità della pratica tralasciando il problema rilevato inizialmente poiché risolto. Dopo altre due settimane ricevo di nuovo un suo contatto in cui mi comunica che si può procedere per presentare nuovamente la pratica ma che è impossibile farlo se prima non riesco a reperire 25.000€, cifra necessaria in quanto il prestito copre il 75% dell’investimento complessivo, cifra da far comparire sull'estratto conto per procedere con la ripresentazione della pratica. “Non è per imbrogliare, però…” mi sono sentito dire. E dell’investimento che ho già effettuato inizialmente, e che supera la cifra ora richiesta, non possono più tenerne conto perché "è passato troppo tempo dal loro primo utilizzo". Mi viene anche comunicato di stare tranquillo perché, vista la situazione creatasi, la pratica sarebbe stata lavorata e approvata in tempi rapidi e senza intoppi. “Ci faremmo una brutta figura, da che ti abbiamo aiutato a scoprire il problema diventeremmo quelli che ti mettono i bastoni tra le ruote. No?”. Forte di questo, anche se esasperato, comincio un’estenuante ricerca di questi fondi. Finalmente li trovo, lo comunico e attendo notizie. Nella giornata in cui mi disse che mi avrebbe contattato telefonicamente per procedere al caricamento della pratica, però, non vengo ricontattato. Ricevo alle 20:30 via WhatsApp una comunicazione da parte del referente in cui mi comunica che purtroppo mancano i presupposti di finanziabilità. “Ci dispiace davvero tanto, ma preferiamo non farti perdere ulteriore tempo.” Come se quattro mesi non fossero stati già abbastanza. Ma come? Non avevano verificato la fattibilità, come comunicato via mail a fine luglio, motivo per cui hanno deciso di farmi ripresentare la pratica?

Non avendo più opzioni per richiedere un finanziamento decido di scrivere nuovamente ad alcuni esponenti politici locali. Interviene la Regione Piemonte dalla quale ricevo qualche contatto per cercare una soluzione abitativa in quanto ho ricevuto lo sfratto dall'alloggio in cui risiedo, che si rivelano comunque un flop in quanto i fondi a sostegno per la locazione scopro essere inattivi dal 2014. Per quanto riguarda la questione lavorativa invece è intervenuto soltanto un funzionario che però, dopo aver chiesto alcune delucidazioni, sparisce senza darmi ulteriori notizie. A poco più di due settimane sono completamente svaniti e non rispondono più alle e-mail.  Oltre a loro, altri esponenti politici mi hanno consigliato di recarmi in tribunale per presentare istanza di sovraindebitamento. Dal momento che le fonti di credito sembrano mancare questa risulta essere l'unica strada ormai concretamente percorribile, tenendo conto del fatto però che non tutte le domande vengono accolte.

A causa dei debiti che mi sono addossato mi trovo come in una morsa e la situazione diventa giorno dopo giorno sempre più difficile da gestire sia a livello economico che a livello psicologico. Il sovraindebitamento per cui, se accolto, potrebbe davvero risollevarmi da questa situazione. Tirando le somme non solo a quasi un anno non sono riuscito ad avviare la mia attività bensì ho ricevuto anche lo sfratto dall'alloggio in cui risiedevo e che ho dovuto lasciare a fine settembre. Attualmente sono ospite a casa di amici che mi hanno evitato la strada dal momento che la mia famiglia ha deciso di interrompere i rapporti a causa proprio di queste vicende. Inoltre, sto rischiando di vedermi disdire il contratto di locazione del locale se entro fine ottobre non dovessi trovare una soluzione per cui l'ansia non mi abbandona mai. 

Non credo, però, sia giusto ritrovarmi costretto a rinunciare ai miei sogni e a dover sopperire a questa situazione per colpa di un problema causatomi da altri. Trovo assurdo che in un Paese dove le forze politiche lamentano dell'esodo dei giovani come un fenomeno drammatico, in realtà, non fanno nulla di concreto per rimediare e per farci venire la voglia di rimanere in Italia. Trovo assurdo che l'imprenditoria, soprattutto quella giovanile, non venga incentivata né in qualche modo premiata. Trovo assurdo come un problema così reale e così pericoloso per il futuro non venga minimamente affrontato ma addirittura che venga offuscato da altre problematiche, a parer mio, di minore importanza e usate con il solo scopo di fare una continua campagna elettorale.  

Proprio a causa dell'assenza di risposte concrete e della mia volontà di non rinunciare al progetto ho deciso di non arrendermi e di tentare un'ultima strada. Nutro ancora un barlume di speranza, di riprendere in mano la mia vita e di potermi costruire un futuro dignitoso. Ho iniziato una campagna di crowdfunding a sostegno della mia attività in attesa di poter trovare una nuova via di finanziamento. Con questa campagna spero di poter far fronte alle spese imminenti e di poter trovare una nuova sistemazione abitativa.

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Grazie in anticipo per la tua attenzione,
Davide

Organizer

Davide Panero
Organizer
Turin, Metropolitan City of Turin

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