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Aiuta Alice e Nicolò per il loro sogno di famiglia

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Alice e Nicolò progettano una famiglia da quasi dieci anni, ancora prima che si sposassero. Dopo diversi anni senza alcuna gravidanza, decidono di approfondire la propria condizione di salute ma gli esami medici specialistici non evidenziano nulla che possa spiegare l’infertilità nella coppia.
Alice e Nicolò sono giovanissimi, appena trentenni, e in ottima salute; gli specialisti, quindi, la definiscono un’infertilità idiopatica: quando il mancato concepimento ha cause sconosciute.
Per questo, Alice e Nicolò si informano sulle possibilità rimaste per avere un figlio e decidono di tentare con la procreazione medicalmente assistita (PMA).
Grazie al passaparola di amici, prendono contatto con un ospedale locale, convenzionato con il sistema sanitario nazionale (SSN), dove effettuano due tentativi di IUI (inseminazione intrauterina), una tecnica di primo livello di PMA, e vivono i primi fallimenti.
Il passaggio successivo è accedere alle tecniche di secondo livello, come la Fivet, ma la lista d’attesa è di almeno un anno, sebbene non ci sia alcuna certezza.
Per questo, Alice e Nicolò cercano un’altra clinica convenzionata con il SSN, in Lombardia, dove non ci sono tempi di attesa per la Fivet, e iniziano il nuovo percorso: è febbraio 2020.
Subito dopo l’arrivo delle mestruazioni, Alice comincia la somministrazione di farmaci per indurre una maggiore produzione di ovociti in vista del pick up, ossia l’intervento, in sedazione profonda, che attraverso un ago montato su una sonda ecografica transvaginale viene utilizzato per aspirare il fluido follicolare con conseguente raccolta degli ovociti.
Dopo l’inizio della stimolazione ovocitaria, Alice chiama il centro per avere nuove indicazioni sul protocollo farmacologico, ma è scoppiata la pandemia da covid-19, che ha lasciato ospedali e cliniche senza una direzione chiara nella gestione delle situazioni mediche non necessarie; quindi Alice non riesce a parlare con il medico responsabile del trattamento. Sa che è pericoloso, dopo la stimolazione, non portare a termine il prelievo di follicoli, per questo è costretta a cercare una nuova clinica.
Prende contatto con una clinica privata, non convenzionata con il SSN, le uniche che hanno ancora la possibilità di gestire le coppie in PMA nonostante la pandemia. Questa clinica, trentina, prende in cura Alice e Nicolò, evitando l’insorgere di complicazioni da stimolazione non gestita in cui Alice poteva incorrere.
Per poter sostenere le somme necessarie alla PMA in questo centro privato, Alice e Nicolò danno fondo ai propri risparmi ma sono costretti anche a chiedere un prestito di 14mila euro.
È in corso il primo lockdown, sono bloccati gli spostamenti tra regioni, così Alice e Nicolò si organizzano per passare il mese di marzo in Trentino, riuscendo a realizzare tutti i controlli necessari prima del pick up e a portare a termine la procedura di raccolta degli ovociti, procedendo con la fecondazione tramite Fivet/Icsi.
Vengono fecondati 16 ovociti, ma arrivano allo stadio di blastocisti, con 6 giorni di vita, solo 4 embrioni, che vengono congelati in attesa del secondo step: il transfer, ossia il trasferimento dell’embrione nell’utero.
Alice rimane incinta al primo transfer ma perde il bambino all’ottava settimana, due giorni dopo aver festeggiato, “già un po’ in 3”, l’anniversario di matrimonio.
I successivi trasferimenti sono altri fallimenti: un altro aborto spontaneo e due fallimenti di impianto, perché le blastocisti non riescono ad annidarsi nell’utero.
È ottobre, Alice e Nicolò decidono di tentare un nuovo ciclo di Fivet ma, su indicazione del ginecologo di Alice, sono obbligati ad appoggiarsi ad un altro centro non convenzionato con il SSN per poter effettuare delle analisi genetiche pre impianto, che permettono di identificare le blastocisti sane e trasferire soltanto quelle, ottenendo una maggiore probabilità di gravidanza (ma non di nascita di un bambino).
Queste analisi, però, non sono effettuate nelle cliniche pubbliche.
Alice e Nicolò, quindi, rintracciano un centro d’eccellenza vicino alla loro città di residenza, specializzato nelle analisi genetiche pre impianto, ma la procedura di Fivet/Icsi, con le diagnosi genetiche, prevede un investimento di ulteriori 8mila euro. Il prestito richiesto aumenta, ma c’è la speranza di realizzare presto il progetto di una famiglia.
Alice ricomincia la stimolazione per il prelievo ovocitario, ma dei 10 ovociti fecondati ne sopravvivono soltanto 2 allo stadio di blastocista, e solo uno è sano.
All’inizio del 2021, Alice trasferisce la blastocista sana ma non rimane incinta. È il quinto fallimento in un anno.
C’è una difficoltà che impedisce il raggiungimento della gravidanza ma i medici non sanno come identificarla: la prima alternativa medica è la fecondazione eterologa, con ovodonazione.
Le possibilità di successo sono maggiori perché gli ovuli, donati da un’altra donna e fecondati con il seme di Nicolò, hanno più probabilità di essere sani e forti.
 
Perché questa raccolta?
Alice e Nicolò stanno rincorrendo da tempo, con tutte le loro forze e con sforzi anche economici, il loro progetto di famiglia. È il loro sogno, ma le sofferenze e le sfide da affrontare sono state molte.
Purtroppo occorre un nuovo investimento per questo ciclo di fecondazione eterologa con ovodonazione: sono necessari ulteriori 12mila euro, parte dei quali andranno a coprire interamente le spese per i farmaci, necessari alla stimolazione ovocitaria, e le visite mediche da effettuare prima del pick up, sostenute dalla donna che donerà gli ovuli ad Alice.
 
Grazie
Il dolore di un aborto e dei ripetuti fallimenti per esaudire il sogno di una famiglia non si dimenticano, però si può cercare di fare di tutto per provarci ancora.
Il tuo aiuto contribuirà a rendere possibile il desiderio di Alice e Nicolò di avere un figlio.

Organizer and beneficiary

Giada Trincanato
Organizer
Province of Padua
Alice Rossi
Beneficiary

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