Una cura per Giorgia
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Ciao, mi presento, sono Giorgia, ho 23 anni e vivo in un piccolo paese di montagna.
Sono qui per raccontarvi la mia storia.
Ricordo che sin da bambina, avevo difficoltà a giocare come gli altri, non riuscivo a stare seduta per troppo tempo perché avevo un dolore alla schiena così, nel 2012, dopo tanto aver insistito con i miei genitori, decisero di portarmi a fare una RM lombare. Risultato: canale spinale più piccolo rispetto alla norma; disco L4-L5 ipointeso, mostra una piccola ernia con impronta sul sacco durale, migrata caudalmente. Inoltre, si riconoscono protusioni discali lievi a L2-L3, L3-L4 ed L5-S1.
Ora dunque era chiaro il perché io avessi questo male ma, all’epoca un’operazione mi fu sconsigliata (avrebbe causato più dolori che benefici) e la fisioterapia fu inutile.
Ammetto che imparai a convivere con questo dolore ma, un giorno, nel 2015 iniziò il mio calvario…
Ogni volta che rimanevo per troppo tempo piegata sulle ginocchia la mia schiena si bloccava e dovevo rimanere a letto per circa una settimana. Mi spiego meglio: avvertivo una scossa nella schiena, come se i tessuti si lacerassero, dividendo il busto dalla parte inferiore e dove mi trovavo rimanevo con le gambe paralizzate (anche a muoverle di 1cm gridavo dal dolore e mi veniva da svenire).
Nel frattempo, ho iniziato a lavorare come cameriera e barista, sono stata volontaria in CRI ma, fortunatamente gli episodi si verificavano solo 3-4 volte all’anno così, quando succedeva sopportavo e mi riposavo.
Siamo a gennaio 2020, nel frattempo avevo cambiato lavoro (ora sono una gastronoma e magazziniera in un supermercato) e qui la situazione precipita totalmente.
Iniziai ad avere costantemente dolore alla schiena e rimanevo bloccata ogni 10 giorni, mi facevo delle punture di Voltaren, Muscoril, cortisone e li assumevo anche per bocca.
Durante il primo lockdown persi il lavoro per riduzione personale e decisi di approfondire il mio problema di salute che ormai mi costringeva a letto quasi ogni giorno.
Apro una piccola parentesi per dire che a causa di tutte le punture che ho fatto, il cortisone ha letteralmente distrutto i miei tessuti lasciandomi delle brutte fossette nella schiena.
Il medico di base mi prescrive RM e RX lombo-sacrale e dagli esami si evince: rachide ipolordotico con una ipointensità che coinvolge tutti i metameri. Sono presenti segni di deidratazione dei dischi tra L2 e L5 con una protusione ad ampio raggio che impegna il canale vertebrale e la base dei forami da entrambi i lati. Il canale vertebrale è ridotto ed è presente una ipertrofia dei legamenti gialli.
Dunque, decido di vedere un neurochirurgo che mi sconsiglia l’operazione e dice che devo fare terapia del dolore e fisioterapia.
Inizio a frequentare due volte a settimana il fisioterapista che mi sconsiglia la terapia del dolore (essendo equiparabile alle punture che ho sempre fatto e che non hanno mai dato miglioramenti). Nonostante i trattamenti e la ginnastica posturale la situazione peggiora ancora, inizio a perdere sensibilità alla gamba dx, non riesco più a camminare, a fare le scale e ormai passo le mie giornate a letto con dolori lancinanti.
Così, il fisioterapista mi diede il nome di un secondo neurochirurgo che mi prescrisse altri esami (TAC lombo-sacrale, RM encefalo-cervicale-dorsale e EMG) e dopo aver visto gli esiti e il mio continuo dolore decide di fissarmi un intervento di fusione vertebrale da L2 a L5.
Dopo poco mio padre decide di farmi vedere da un altro neurochirurgo, giusto per avere un parere in più e scopro che l’intervento sarebbe stato più deleterio che salvifico: infatti vista la mia morfologia e le mie problematiche con un intervento del genere a 23 anni non sarei neanche più riuscita a legarmi le scarpe da sola, nel giro di 2 anni le vertebre sopra e sotto alla fusione spinale avrebbero iniziato a degenerarsi, quindi avrei dovuto operare anche quelle e così via fino ad avere tutta la colonna fissata con viti e placche e quindi bloccata in posizione eretta.
Non nego che mi è crollato il mondo addosso, non sapevo più cosa fare, il dolore non mi lasciava, non avevo una soluzione e avevo quasi speso tutti i miei risparmi che raccoglievo da quando a 16 anni ho iniziato a lavorare.
Un mio amico mi consigliò un altro neurochirurgo che confermò parzialmente la precedente diagnosi: l’operazione era da evitare perché mi avrebbe costretto in un futuro in sedia a rotelle e i dolori non sarebbero passati ma, inoltre, esaminando il caso e visitandomi, vide che io già nel 2012 avevo una grossa infiammazione alle faccette articolari e che questo, unito alle ernie, ai lavori pesanti e al volontariato, ha portato la mia schiena a fermarsi completamente.
Così, mi prescrive una RM al bacino e un test che consisteva in un’infiltrazione RX guidata di anestetico e cortisone nelle faccette articolari delle vertebre lombari e sacrali per appunto verificare se il dolore venisse da lì.
La RM confermò che avevo un versamento a carico delle articolazioni coxo-femorali.
Feci quindi due cicli di infiltrazioni che oltre ad essere molto dolorose mettono a rischio la fertilità essendo fatte tramite RX e non potendo indossare protezioni perché il mio problema si trova allo stesso livello delle ovaie.
Passano due settimane dal secondo ciclo di infiltrazioni e inizio a migliorare, nonostante abbia 1,48 euro sul conto la mia vita ricomincia, mi sento come un bambino che impara a camminare e non mi sembra vero.
Ogni piccolo progresso mi sembra un miracolo… ma, dopo un mese e mezzo il dolore ritorna, vorrei amputarmi la gamba dal male che ho, arriva anche la depressione, i pianti e continuo a chiedermi “perché a me?”
La sindrome delle faccette articolari è una malattia degenerativa e ad oggi non esiste una cura ma, solo dei palliativi per togliere temporaneamente il dolore.
Il problema è che questa sindrome solitamente si sviluppa in tarda età, quindi i palliativi sono sufficienti per una persona anziana; ma io, che ho 23 anni e una serie di altre problematiche non posso vivere una vita fatta di cortisone, FANS e dolori continui.
Dato che con tutti gli esami e le visite ho finito tutti i miei risparmi e di disoccupazione prendo 400 euro al mese, ho pensato di aprire questa raccolta fondi per permettermi uno psicologo per accettare di avere una malattia al momento incurabile, trovare i soldi per far vedere il mio caso magari all’estero e in qualche centro specializzato, permettermi di pagare un fisioterapista specializzato in questa tipologia di problemi e magari sensibilizzare qualche esperto a studiare il mio caso e chi lo sa, magari trovare una cura.
Ringrazio di cuore chiunque voglia aiutarmi in questo percorso.
Sono qui per raccontarvi la mia storia.
Ricordo che sin da bambina, avevo difficoltà a giocare come gli altri, non riuscivo a stare seduta per troppo tempo perché avevo un dolore alla schiena così, nel 2012, dopo tanto aver insistito con i miei genitori, decisero di portarmi a fare una RM lombare. Risultato: canale spinale più piccolo rispetto alla norma; disco L4-L5 ipointeso, mostra una piccola ernia con impronta sul sacco durale, migrata caudalmente. Inoltre, si riconoscono protusioni discali lievi a L2-L3, L3-L4 ed L5-S1.
Ora dunque era chiaro il perché io avessi questo male ma, all’epoca un’operazione mi fu sconsigliata (avrebbe causato più dolori che benefici) e la fisioterapia fu inutile.
Ammetto che imparai a convivere con questo dolore ma, un giorno, nel 2015 iniziò il mio calvario…
Ogni volta che rimanevo per troppo tempo piegata sulle ginocchia la mia schiena si bloccava e dovevo rimanere a letto per circa una settimana. Mi spiego meglio: avvertivo una scossa nella schiena, come se i tessuti si lacerassero, dividendo il busto dalla parte inferiore e dove mi trovavo rimanevo con le gambe paralizzate (anche a muoverle di 1cm gridavo dal dolore e mi veniva da svenire).
Nel frattempo, ho iniziato a lavorare come cameriera e barista, sono stata volontaria in CRI ma, fortunatamente gli episodi si verificavano solo 3-4 volte all’anno così, quando succedeva sopportavo e mi riposavo.
Siamo a gennaio 2020, nel frattempo avevo cambiato lavoro (ora sono una gastronoma e magazziniera in un supermercato) e qui la situazione precipita totalmente.
Iniziai ad avere costantemente dolore alla schiena e rimanevo bloccata ogni 10 giorni, mi facevo delle punture di Voltaren, Muscoril, cortisone e li assumevo anche per bocca.
Durante il primo lockdown persi il lavoro per riduzione personale e decisi di approfondire il mio problema di salute che ormai mi costringeva a letto quasi ogni giorno.
Apro una piccola parentesi per dire che a causa di tutte le punture che ho fatto, il cortisone ha letteralmente distrutto i miei tessuti lasciandomi delle brutte fossette nella schiena.
Il medico di base mi prescrive RM e RX lombo-sacrale e dagli esami si evince: rachide ipolordotico con una ipointensità che coinvolge tutti i metameri. Sono presenti segni di deidratazione dei dischi tra L2 e L5 con una protusione ad ampio raggio che impegna il canale vertebrale e la base dei forami da entrambi i lati. Il canale vertebrale è ridotto ed è presente una ipertrofia dei legamenti gialli.
Dunque, decido di vedere un neurochirurgo che mi sconsiglia l’operazione e dice che devo fare terapia del dolore e fisioterapia.
Inizio a frequentare due volte a settimana il fisioterapista che mi sconsiglia la terapia del dolore (essendo equiparabile alle punture che ho sempre fatto e che non hanno mai dato miglioramenti). Nonostante i trattamenti e la ginnastica posturale la situazione peggiora ancora, inizio a perdere sensibilità alla gamba dx, non riesco più a camminare, a fare le scale e ormai passo le mie giornate a letto con dolori lancinanti.
Così, il fisioterapista mi diede il nome di un secondo neurochirurgo che mi prescrisse altri esami (TAC lombo-sacrale, RM encefalo-cervicale-dorsale e EMG) e dopo aver visto gli esiti e il mio continuo dolore decide di fissarmi un intervento di fusione vertebrale da L2 a L5.
Dopo poco mio padre decide di farmi vedere da un altro neurochirurgo, giusto per avere un parere in più e scopro che l’intervento sarebbe stato più deleterio che salvifico: infatti vista la mia morfologia e le mie problematiche con un intervento del genere a 23 anni non sarei neanche più riuscita a legarmi le scarpe da sola, nel giro di 2 anni le vertebre sopra e sotto alla fusione spinale avrebbero iniziato a degenerarsi, quindi avrei dovuto operare anche quelle e così via fino ad avere tutta la colonna fissata con viti e placche e quindi bloccata in posizione eretta.
Non nego che mi è crollato il mondo addosso, non sapevo più cosa fare, il dolore non mi lasciava, non avevo una soluzione e avevo quasi speso tutti i miei risparmi che raccoglievo da quando a 16 anni ho iniziato a lavorare.
Un mio amico mi consigliò un altro neurochirurgo che confermò parzialmente la precedente diagnosi: l’operazione era da evitare perché mi avrebbe costretto in un futuro in sedia a rotelle e i dolori non sarebbero passati ma, inoltre, esaminando il caso e visitandomi, vide che io già nel 2012 avevo una grossa infiammazione alle faccette articolari e che questo, unito alle ernie, ai lavori pesanti e al volontariato, ha portato la mia schiena a fermarsi completamente.
Così, mi prescrive una RM al bacino e un test che consisteva in un’infiltrazione RX guidata di anestetico e cortisone nelle faccette articolari delle vertebre lombari e sacrali per appunto verificare se il dolore venisse da lì.
La RM confermò che avevo un versamento a carico delle articolazioni coxo-femorali.
Feci quindi due cicli di infiltrazioni che oltre ad essere molto dolorose mettono a rischio la fertilità essendo fatte tramite RX e non potendo indossare protezioni perché il mio problema si trova allo stesso livello delle ovaie.
Passano due settimane dal secondo ciclo di infiltrazioni e inizio a migliorare, nonostante abbia 1,48 euro sul conto la mia vita ricomincia, mi sento come un bambino che impara a camminare e non mi sembra vero.
Ogni piccolo progresso mi sembra un miracolo… ma, dopo un mese e mezzo il dolore ritorna, vorrei amputarmi la gamba dal male che ho, arriva anche la depressione, i pianti e continuo a chiedermi “perché a me?”
La sindrome delle faccette articolari è una malattia degenerativa e ad oggi non esiste una cura ma, solo dei palliativi per togliere temporaneamente il dolore.
Il problema è che questa sindrome solitamente si sviluppa in tarda età, quindi i palliativi sono sufficienti per una persona anziana; ma io, che ho 23 anni e una serie di altre problematiche non posso vivere una vita fatta di cortisone, FANS e dolori continui.
Dato che con tutti gli esami e le visite ho finito tutti i miei risparmi e di disoccupazione prendo 400 euro al mese, ho pensato di aprire questa raccolta fondi per permettermi uno psicologo per accettare di avere una malattia al momento incurabile, trovare i soldi per far vedere il mio caso magari all’estero e in qualche centro specializzato, permettermi di pagare un fisioterapista specializzato in questa tipologia di problemi e magari sensibilizzare qualche esperto a studiare il mio caso e chi lo sa, magari trovare una cura.
Ringrazio di cuore chiunque voglia aiutarmi in questo percorso.
Organizer
Giorgia Adaglio
Organizer
Metropolitan City of Turin