Ricorso al TAR contro aeroporto cargo a Parma

L’aeroporto Giuseppe Verdi di Parma è da sempre in perdita con bilanci che presentano deficit di milioni di euro ogni anno. Per cercare di evitare la chiusura, la società di gestione So.Ge.AP si è inventata un progetto di sviluppo aeroportuale per consentire l’atterraggio e la movimentazione di grandi aerei cargo.

Il progetto prevede l’allungamento della pista di 800 metri fino in prossimità dell’Autostrada A1, la costruzione di piazzali e capannoni con la cementificazione di 137.000 metri quadrati di suolo, l’interruzione e la chiusura di Viale delle Esposizioni e la realizzazione di nuove strade di accesso all’Aeroporto e alle Fiere che passerebbero a ridosso dell’abitato di Baganzola.

L’opera, oltre a sconvolgere gli assetti urbanistici e la viabilità dell’area, avrebbe pesantissimi impatti sul piano ambientale, della salute e della sicurezza dei cittadini. Con l’allungamento della pista, l’Autostrada A1, la linea dei Treni ad Alta Velocità, l’asilo e le scuole di Baganzola verrebbero a ricadere nelle zone di massima tutela del rischio di incidente aereo per le quali il regolamento dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) vieta la realizzazione di insediamenti.

L’esercizio degli aerei Cargo, che operano soprattutto di notte, comporterebbe un significativo incremento del rumore, in totale assenza di un piano comunale di zonizzazione acustica. E avrebbe effetti anche sulla qualità dell’aria, acuiti dal traffico indotto, in una zona che presenta già elevatissimi livelli di inquinamento.

Nell’ottobre del 2018 il progetto è stato sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) di rilievo nazionale. Come associazioni abbiamo seguito il lungo iter della VIA presentando a più riprese osservazioni per evidenziare le criticità, le lacune e le sottostime degli impatti.

Pur riconoscendo molte delle criticità messe in luce dalle nostre osservazioni, nel marzo del 2021 il Ministero per la Transizione Ecologica ha dato parere positivo di compatibilità ambientale, subordinato al rispetto di una serie di prescrizioni e di monitoraggi ambientali da compiere in fase attuativa del progetto.

E’ nostra convinzione che le valutazioni ex-post richieste dalle prescrizioni andavano fatte e presentate prima e che le evidenti carenze dello studio di impatto ambientale avrebbero dovuto portare ad un parere negativo. Riteniamo inoltre che altri aspetti connessi con la sicurezza, la valutazione costi-benefici, la reale utilità dell’opera (opzione zero), i costi delle interferenze e la sostenibilità economica del piano finanziario siano stati omessi o non adeguatamente valutati.

Per queste ragioni abbiamo deciso di presentare ricorso al TAR di Bologna per chiedere l’annullamento del parere di compatibilità ambientale espresso dal Ministero.  Vogliamo evitare che a Parma, dopo il Ponte Nord e il moncone autostradale della Tirreno-Brennero, venga sprecato ulteriore denaro pubblico per realizzare un’altra opera infrastrutturale inutile, di dubbia sostenibilità economica ma di certo e fortissimo impatto sull’ambiente, sulla salute e sicurezza dei cittadini.

Presentare ricorso al TAR ha però dei costi legali rilevanti: dalla fase di deposito a quella del giudizio servono almeno 10.000,00 euro. Le nostre disponibilità finanziarie sono limitate.  Abbiamo perciò pensato di lanciare una campagna di raccolta fondi anche come momento di sensibilizzazione collettiva. Chiediamo a tutti i cittadini di Parma e a chi è interessato a preservare l’ambiente e ad evitare lo spreco di risorse pubbliche di aiutarci anche con un minimo contributo economico.

Per parte nostra vi terremo costantemente informati sugli sviluppi del ricorso e sulle successive tappe del progetto di sviluppo aeroportuale che, allo stato attuale, deve ancora avere l’approvazione finale del Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili.