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Noi Denunceremo è nato in una buia domenica di fine Marzo, dall’idea di un uomo e di suo figlio che avevano perso rispettivamente il padre ed il nonno. Come tanti, morto da solo in un letto di una RSA. Come tanti, portato fuori regione per essere cremato. Come tanti, mai pianto come avrebbe dovuto e meritato. Siamo a Bergamo, epicentro europeo della pandemia. Quella sera Luca e Stefano decidono di urlare la loro rabbia al mondo, nell’unico modo in cui il lockdown glielo permetteva: sui social. 


L’idea era di creare un gruppo Facebook con una duplice valenza; ricordare chi se n’era andato, silenziosamente e senza darci il tempo di salutarlo, e denunciare a tutti la situazione che stavamo vivendo. Si, perché a Bergamo non sono mai stati fatti flash-mob, non si è mai cantato dai balconi. I nostri flash mob erano l’andirivieni costante di ambulanze a sirene spiegate, i nostri canti dai balconi erano il suono grave delle campane a lutto. Ogni giorno, per giorni, settimane. Due suoni che ancora oggi, a distanza di nove mesi, ci fanno venire la pelle d’oca, ci fanno battere il cuore come quando sei con le spalle al muro e non hai dove scappare. 


Per i primi periodi Noi Denunceremo è stato lo Spoon River della pandemia italiana, un’immensa e sterminata bacheca dove ognuno raccontava la propria storia, dava un volto ed un nome a dei numeri sciorinati giornalmente nei freddi bollettini che puntualmente facevano la conta dei caduti. Padri e madri, nonni e nonne, mariti e mogli, a volte anche figli: tutte persone che non c’erano più, portate via nel silenzio assordante di una fredda primavera, la stagione che, ironicamente, rappresenta la rinascita. Il gruppo è diventato il funerale collettivo di queste migliaia di persone che, dopo una vita di fatiche, non hanno potuto avere nemmeno l’ultimo saluto da parte dei loro cari. Gli aderenti al gruppo, giorno dopo giorno, hanno subito fatto squadra, capendo di non essere gli unici ad aver vissuto una tragedia simile. 


Ne abbiamo contate a migliaia, decine di migliaia, sul nostro gruppo, di storie. Tutte diverse tra loro ma in un certo senso tutte uguali: il senso di abbandono, l’incapacità di non poter fare nulla per aiutare i nostri cari, l’impossibilità di elaborare un lutto che alcuni, ancora, non riescono ad accettare. Ci siamo dovuti costruire uno scudo intorno per poterle leggere tutte senza versare lacrime ininterrotte, un po’ come i soldati in guerra che non possono permettersi l’empatia e la commiserazione per i loro compagni caduti perché la guerra non si ferma, e non aspetta di certo loro. 


La stampa, sia nazionale che internazionale, ha subito capito che da quel gruppo sarebbe potuto nascere qualcosa di grosso, e ci ha seguito già dalle prime settimane. Hanno parlato di noi dalla piccola Val Seriana fino alle grandi metropoli europee ed americane. Testate come The Guardian, The Independent, The Wall Street Journal, The New York Times hanno scritto di NOI come un qualcosa di unico al mondo che si stava venendo a creare nel marasma della pandemia. 


Ad Aprile la Procura di Bergamo, anche sull’onda dell’eco mediatico provocato da Noi Denunceremo, ha deciso di aprire un’inchiesta per epidemia colposa. Non poteva più ignorare le decine di migliaia di persone che urlavano il loro dolore, che chiedevano che venisse fatta luce su ciò che mai ci saremmo aspettati di vivere, non poteva ignorare la colonna di mezzi dell’Esercito che ha reso tristemente famosa Bergamo nel mondo. Non si poteva ignorare, come non si poteva dimenticare; non stavolta.


Noi Denunceremo ha deciso allora di supportare questa indagine, mettendo a disposizione della magistratura le migliaia di testimonianze di cui era in possesso. Il 28 Aprile 2020, quando ancora si brancolava nel buio, viene fondato il comitato “Noi Denunceremo – Verità e giustizia per le vittime di Covid-19”, un comitato senza scopo di lucro con l’obiettivo ultimo di avere delle risposte sincere su quanto è avvenuto. E’ stato realmente uno tsunami improvviso che ci ha travolto, o c’erano delle avvisaglie? Chi era preposto alla salute dei cittadini, ha fatto tutto correttamente? Ci sono stati errori, mancanze od omissioni da parte di chi aveva la responsabilità di tutelare le nostre vite e quelle dei nostri cari? Tutte domande che devono avere una risposta. 


Per giungere a queste risposte, 10 persone, tra cui 5 avvocati, hanno deciso di dedicare le loro giornate al conseguimento di questo obiettivo, senza essere pagati per farlo, solo per rispetto alle decine di migliaia di persone che ci avevano dato la loro fiducia. Sono stati presentati in Procura, da Giugno a Novembre, circa 250 esposti, tutti contro ignoti, nei quali gli aderenti raccontavano la loro storia, chiedendo alla magistratura di indagare su quanto accaduto.

 
Ma non era sufficiente; da Italiani, purtroppo, sappiamo bene come da noi le inchieste possono venire manipolate o addirittura insabbiate su pressione di alcuni, anche di fronte alla più grande tragedia che abbiamo vissuto dalla seconda guerra mondiale. Abbiamo deciso di fare di più, di aiutare la Giustizia a fare il suo corso come mai nessuno prima aveva fatto. Abbiamo dato il via ad una serie attività di ricerca di documenti; abbiamo letto migliaia di pagine di delibere, leggi, documenti medici, report di specialisti, abbiamo incrociato le informazioni di decine di testimonianze per avere le prove di quello che pensavamo. 


E, purtroppo, avevamo ragione, anche se avremmo preferito tanto non averla. Con la nostra ricerca abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora, un vaso che qualcuno aveva deciso che non si sarebbe mai dovuto aprire, che la responsabilità sarebbe stata sempre del prossimo che avrebbe preso il loro posto, confidando nell’arroganza di pensare che non sarebbe mai successo nulla in Europa, che certe cose capitano solo nel terzo mondo. 

Ebbene, a distanza di mesi il  Comitato ha trovato le prove scomode, prontamente consegnate prima alla magistratura e poi alla stampa, che da quasi 15 anni nulla è stato fatto per prevenire questa situazione. 

Nonostante direttive, spesso anche vincolanti, di organismi sovranazionali come Comunità Europea, OMS ed ECDC, in Italia nulla è stato fatto per aggiornare un piano pandemico datato 2006. Vi ricordate dov’eravate quando abbiamo vinto i Mondiali, quando “il cielo era blu sopra Berlino”? Ecco, siamo rimasti fermi lì. Da quell’anno, per 10 volte ci è stato chiesto di mettere mano al nostro piano pandemico e di aggiornarlo, per 10 volte abbiamo fatto orecchie da mercante. 

Il Comitato ha ritrovato anche il famoso documento sparito dal sito dell’OMS meno di 24 ore dopo la sua pubblicazione il 13 Maggio, il quale evidenzia, con dati alla mano, tutti gli errori e le carenze del sistema italiano di risposta alla pandemia. Un documento nato per far sì che altri Stati non commettessero gli stessi errori, un documento creato per salvare vite. Centinaia di migliaia se non addirittura milioni, se solo altre nazioni avessero potuto far tesoro in tempo delle informazioni in esso contenute. 

Perché è stato rimosso? La risposta pare ovvia, perché avrebbe messo a nudo tutte le carenze del sistema italiano. Un sistema che, negli ultimi decenni ha operato tagli criminali su due pilastri fondamentali di una nazione, l’istruzione e la sanità. Volevano farci morire giovani e ignoranti? Ce la stanno facendo! Viviamo in uno Stato del G7, siamo considerati una potenza economica mondiale, eppure i nostri medici hanno dovuto usare sacchetti della spazzatura ai piedi perché non c’erano calzari, hanno dovuto comprare di tasca propria vaporelle per provare a sanificare i loro abiti, hanno dormito per settimane in ospedale per paura di infettare le loro famiglie. E molti di loro si sono ammalati e sono morti. Morti per salvare vite, morti per incompetenza delle istituzioni che, nella loro mentalità contorta e grottesca, a Maggio del 2019 premiavano i manager delle aziende ospedaliere che riuscivano a tagliare di più sui dispositivi medici come guanti, mascherine e calzari (vedasi la delibera XI/1861 del 27/05/2019 di Regione Lombardia, per dirne una). 


I nostri medici eroi ricordano Brecht quando diceva “sventurata è la terra che ha bisogno di eroi”. Non dovevano essere eroi, non dovevano immolarsi come hanno fatto, avrebbero dovuto essere meglio protetti ed informati, almeno loro! E invece no, anche loro brancolavano nel buio come i comuni cittadini. Si, perché lo Stato Italiano, minimizzando il problema nelle prime fasi dell’epidemia (chi non si ricorda la frase “è poco più che un’influenza”), non solo ha permesso al virus di circolare liberamente, ma ha anche contravvenuto alle linee guida sulla trasparenza dell’OMS, le quali impongono di informare la popolazione circa i rischi che corre, in modo che possano prendere precauzioni per la loro salute. Ma dirlo sarebbe stato come ammettere l’errore, come dire “ci hanno chiesto per anni di prepararci ma non l’abbiamo mai fatto, ecco perché oggi contiamo vittime al ritmo con le quali le contavamo nella prima guerra mondiale”. E si sa, in politica non si ammette mai un errore, è troppo deleterio per la propria immagine. Meglio continuare a negare, anche di fronte all’evidenza, ed ancorarsi il più forte possibile alla sedia sulla quale si è seduti. 


Siamo orgogliosi di poter dire che il Comitato, senza nessuna forzatura ed in modo totalmente naturale, si è tramutato nel primo vero movimento d’opinione italiano scevro da qualsivoglia connotazione politica. I nostri aderenti rappresentano persone con ideologie politiche che coprono tutto il panorama italiano, dalla destra alla sinistra. Ma tutti, dal primo all’ultimo, sono consapevoli di una cosa: ormai è inutile fermarsi al colore politico o alla bandiera di partito. Ormai la politica non fa più gli interessi del cittadino, ormai non esiste più destra e sinistra, fascismo e comunismo. Non ci può essere una bandiera di fronte alla morte, di fronte a pile di bare accatastate nelle chiese. Quella che abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni non è politica, è una becera gara alla poltrona ed al mantenimento della stessa, indipendentemente che si facciano o meno gli interessi dei cittadini che ti hanno dato fiducia con quella X nel seggio elettorale. 


Sentiamo spesso dire “eh ma tanto non cambierà mai nulla”. Come biasimarvi? Ci hanno ridotto a quello che siamo poco alla volta, una manovra alla volta, una legge alla volta. E noi, forse per pigrizia forse per altro, non abbiamo mai avuto la forza (o la voglia) di opporci. Tanto a noi andava tutto bene. Adesso non va più tutto bene, e ce ne siamo accorti tutti. Adesso il vaso di Pandora è stato aperto e continua a rilasciare verità che avremmo voluto non vedere mai, alle quali a volte facciamo fatica a credere che possano essere vere; eppure lo sono.


Ciò che caratterizza gli aderenti a Noi Denunceremo è la sua ferma convinzione che sì, le cose si possono cambiare invece. Si possono cambiare tutti insieme, uniti, passo per passo, con il fine ultimo di donare ai nostri figli e nipoti un’Italia di cui essere orgogliosi. La buona volontà, la disponibilità al confronto sano e costruttivo, l’accantonare le divergenze per concentrarsi su di un obiettivo comune: tutte qualità che non conoscono colori politici e che sono alla base del nostro sogno di rinnovamento. Si dice che ogni grande viaggio cominci con un piccolo passo. Noi ad oggi ne abbiamo fatti quasi 70.000 di passi; sono tanti e ne siamo orgogliosi, ma questo non è altro che il nostro punto di partenza.

Le attività che vuole intraprendere il Comitato nei mesi a venire, per gettare le basi di un sistema più giusto ed equo per tutti e purtroppo non possono essere sostenute solo dai likes. Se ogni persona che si lamenta della situazione, che maledice l’attuale politica, che sogna di cambiare le cose, donasse anche solo un euro al Comitato, avremmo più forza di qualunque partito politico italiano attualmente esistente. 


Perché siamo NOI, siamo la gente, siamo quelli che hanno il potere, siamo il medico che ti cura quando stai male, il salumiere che ti dà il taglio di carne più buono, il giornalaio che ti tiene via ogni mattina la copia del tuo giornale, l’autista che guida il pullman che ti porta al lavoro… si potrebbe andare avanti ore a spiegare chi siamo, ma penso si possa riassumere in tre parole, che rappresentano chi detiene realmente il potere in uno stato democratico:

NOI, LA GENTE.

Noi Denunceremo Verità e Giustizia per le vittime di Covid19
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  • stefano Venturi
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